Trattativa Stato-Mafia, Ciriaco De Mita sentito dai pm
L'ex presidente del consiglio ascoltato sul caso Scotti
Un normale avvicendamento al governo: così l'ex segretario della Dc Ciriaco De Mita, sentito a Roma dai pm di Palermo che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia, ha definito la decisione dell'allora presidente del Consiglio Giuliano Amato di non confermare alla guida del Viminale Vincenzo Scotti, a giugno del 1992, e nominarlo, invece, ministro degli Esteri. De Mita è stato interrogato per chiarire, appunto, i motivi della sostituzione di Scotti con Nicola Mancino.
L'ex ministro dell'Interno ai pm aveva detto di non avere mai capito il perché di quell'avvicendamento e che fu proprio de Mita a cercare, la sera prima della nomina, di convincerlo ad accettare la guida della Farnesina. Tentativo che Scotti avrebbe, invano, respinto. L'ex segretario Dc ha spiegato che agli Esteri serviva un personaggio di spicco come Scotti e di non sapere nulla delle assicurazioni ricevute dal collega di partito, fino alla sera prima della nomina, circa una sua conferma al Viminale.
Gli inquirenti, anche sulla base delle indicazioni di Scotti ipotizzano, invece, che dietro la sostituzione ci fosse l'atteggiamento "duro" dell'ex ministro nei confronti della mafia, atteggiamento poco compatibile con una trattativa e un'apertura di dialogo finalizzata ad evitare, dopo la strage di Capaci e l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima, nuovi omicidi eccellenti. Sulla vicenda verrà sentito anche l'ex segretario Dc Arnaldo Forlani.
L'ex ministro dell'Interno ai pm aveva detto di non avere mai capito il perché di quell'avvicendamento e che fu proprio de Mita a cercare, la sera prima della nomina, di convincerlo ad accettare la guida della Farnesina. Tentativo che Scotti avrebbe, invano, respinto. L'ex segretario Dc ha spiegato che agli Esteri serviva un personaggio di spicco come Scotti e di non sapere nulla delle assicurazioni ricevute dal collega di partito, fino alla sera prima della nomina, circa una sua conferma al Viminale.
Gli inquirenti, anche sulla base delle indicazioni di Scotti ipotizzano, invece, che dietro la sostituzione ci fosse l'atteggiamento "duro" dell'ex ministro nei confronti della mafia, atteggiamento poco compatibile con una trattativa e un'apertura di dialogo finalizzata ad evitare, dopo la strage di Capaci e l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima, nuovi omicidi eccellenti. Sulla vicenda verrà sentito anche l'ex segretario Dc Arnaldo Forlani.
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