
Il Sud non cresce e i giovani fuggono via. Dal rapporto Svimez si fa più vivo il rischio di povertà, concreto per la metà delle famiglie monoreddito, e si allarga il fenomeno della fuga dei giovani, i nuovi emigranti-pendolari, che lasciano il meridione costretti dalle migliori opportunità di lavoro offerte dal centro-nord. ROMA – Il sud non cresce. E, anche di fronte all’andamento lento dell’economia nazionale, non tiene il passo. Anzi, arretra nel Pil, negli investimenti e nei consumi. Mentre si fa più vivo il rischio di povertà, concreto per la metà delle famiglie monoreddito, e si allarga il fenomeno della fuga dei giovani, i nuovi emigranti-pendolari, che lasciano il meridione costretti dalle migliori opportunità di lavoro offerte dal centro-nord. Un’area, quella del Mezzogiorno, che lo scorso anno ha registrato un’occupazione a crescita zero. E’ una fotografia con più ombre che luci quella scattata dal rapporto Svimez 2008 sull’economia del Mezzogiorno, in cui non si esita a definire il sud come «un’area periferica», un esempio di «non-sistema».
PIL +0,7%, PER SESTO ANNO SUD INDIETRO. Per il sesto anno consecutivo il sud cresce meno del centro-nord. Nel 2007 il Pil è aumentato nel Mezzogiorno solo dello 0,7%, un punto di meno rispetto alle regioni centrali e settentrionali, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Il Pil per abitante, evidenzia il rapporto, è pari a 17.482 euro, il 57,5% del centro-nord (30.380 euro), da cui lo separa una differenza di oltre 42 punti percentuali, pari a circa 13mila euro.
GIU’ INVESTIMENTI E CONSUMI. «Rilevante» è la frenata degli investimenti fissi lordi dell’area (che hanno fatto segnare nel 2007 un timido +0,5% a fronte del +2,4% dell’anno precedente), che testimonia il peggioramento del clima di fiducia delle imprese. Sulla stessa linea la spesa delle famiglie meridionali, ferma al +0,8%, circa la metà di quella del centro-nord (+1,5%). Da sette anni la dinamica dei consumi interni è poco più che stagnante (+0,5%), rileva Svimez, «a conferma delle difficoltà delle famiglie meridionali a sostenere il livello di spesa».
51% FAMIGLIE MONOREDDITO A RISCHIO POVERTA’. Nel Mezzogiorno oltre la metà delle famiglie monoreddito (51%) è a rischio povertà, rispetto al 28% nel centro-nord. In molti casi le difficoltà si ripercuotono sui bisogni essenziali. Vi sono famiglie, rileva il rapporto, in cui non ci si può permettere un pasto adeguato almeno tre volte a settimana (10% sul totale meridionale), nè riscaldare adeguatamente l’abitazione (20%) o comprare vestiti necessari (28%). Quasi il 20% delle famiglie del Sud, nel 2005, ha avuto periodi in cui non poteva acquistare medicinali.
GIOVANI E ISTRUITI I NUOVI EMIGRANTI-PENDOLARI. Per lo più uomini, giovani (l’80% ha meno di 45 anni), single, con un titolo di studio medio-alto e mansioni di livello elevato nel 50% dei casi: sono i nuovi emigranti-pendolari, come li definisce l’Associazione. In generale, nel solo 2007 si sono contati 120 mila trasferimenti di residenza (600 mila in 10 anni) ai quali si aggiungono 150 mila pendolari di lungo raggio, che si spostano temporaneamente al centro-nord per lavorare. Le regioni meridionali da cui più si fugge risultano nell’ordine la Campania, la Sicilia e la Puglia, lasciate alle spalle alla volta delle più preferite Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.
18/7/2008
GIU’ INVESTIMENTI E CONSUMI. «Rilevante» è la frenata degli investimenti fissi lordi dell’area (che hanno fatto segnare nel 2007 un timido +0,5% a fronte del +2,4% dell’anno precedente), che testimonia il peggioramento del clima di fiducia delle imprese. Sulla stessa linea la spesa delle famiglie meridionali, ferma al +0,8%, circa la metà di quella del centro-nord (+1,5%). Da sette anni la dinamica dei consumi interni è poco più che stagnante (+0,5%), rileva Svimez, «a conferma delle difficoltà delle famiglie meridionali a sostenere il livello di spesa».
51% FAMIGLIE MONOREDDITO A RISCHIO POVERTA’. Nel Mezzogiorno oltre la metà delle famiglie monoreddito (51%) è a rischio povertà, rispetto al 28% nel centro-nord. In molti casi le difficoltà si ripercuotono sui bisogni essenziali. Vi sono famiglie, rileva il rapporto, in cui non ci si può permettere un pasto adeguato almeno tre volte a settimana (10% sul totale meridionale), nè riscaldare adeguatamente l’abitazione (20%) o comprare vestiti necessari (28%). Quasi il 20% delle famiglie del Sud, nel 2005, ha avuto periodi in cui non poteva acquistare medicinali.
GIOVANI E ISTRUITI I NUOVI EMIGRANTI-PENDOLARI. Per lo più uomini, giovani (l’80% ha meno di 45 anni), single, con un titolo di studio medio-alto e mansioni di livello elevato nel 50% dei casi: sono i nuovi emigranti-pendolari, come li definisce l’Associazione. In generale, nel solo 2007 si sono contati 120 mila trasferimenti di residenza (600 mila in 10 anni) ai quali si aggiungono 150 mila pendolari di lungo raggio, che si spostano temporaneamente al centro-nord per lavorare. Le regioni meridionali da cui più si fugge risultano nell’ordine la Campania, la Sicilia e la Puglia, lasciate alle spalle alla volta delle più preferite Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.
18/7/2008
[LA GAzzetta del Mezzogiorno]
Un fenomeno triste, ma che rende bene l’ idea dei movimenti di capitali e di lavoratori conseguente nel mondo globalizzato.
Il Sud: oramai pattumiera d’ Europa (del Nord), dove le risorse finiscono in clientelismi e i progetti si fratturano nei mille interessi privati.
Un sud che potrebbe essere il granaio dell’ Italia, valorizzato da pochi uomini come Mattei, per esempio, e che lasciato a sè pensa di poter imitare la Lega e fare così i propri interessi, finendo invece di fare dell’ Italia quello spezzatino buono per qualche palato estero.
Un fenomeno triste, ma che rende bene l’ idea dei movimenti di capitali e di lavoratori conseguente nel mondo globalizzato.
Il Sud: oramai pattumiera d’ Europa (del Nord), dove le risorse finiscono in clientelismi e i progetti si fratturano nei mille interessi privati.
Un sud che potrebbe essere il granaio dell’ Italia, valorizzato da pochi uomini come Mattei, per esempio, e che lasciato a sè pensa di poter imitare la Lega e fare così i propri interessi, finendo invece di fare dell’ Italia quello spezzatino buono per qualche palato estero.
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