mercoledì 16 aprile 2008

Non più Luxuria e il comunista di lusso Bertinotti, non più il latifondista-disobbediente Caruso e Pecoraio Scanio - ambientalista duro e puro che però pare usasse l’elicottero delle Fiamme Gialle per ogni minimo spostamento durante le sue gitarelle in terra sarda -, non più il leninista Diliberto ed “l’arcigay” Franco Grillini. Una vera e propria “liberazione” di tanti strani personaggi che avevano una visione alquanto strana dell’interesse del popolo nella più antica tradizione comunista, foriera di rivolte popolari e, al tempo stesso, censore repressivo della volontà della gente. Tutta questa gente non la troveremo più nel parlamento italiano; nessuna novità per l’assenza della cosiddetta destra radicale, da sempre additata al pubblico ludibrio da parte dei media e priva di vera rappresentanza. Peggio che ai tempi del Msi: ora il più a destra è l’antifascista Bossi e l’amico di Israele Gianfranco Fini. Non vedremo la Santanchè in aula: ce ne faremo una ragione visto che mai in parlamento si è visto un gruppo di “destra” fare la destra in maniera determinante. La vera novità di questa tornata elettorale, oltre all’uscita storica dei comunisti, sembra essere proprio questa d’altronde: sia sinistra che destra forse impareranno che giocare con la democrazia non paga, che a vincere in questo gioco saranno sempre i partiti ad alto tasso mediatico. Forse si smetterà di fingere che in parlamento possa esistere una vera forza anti-sistema, che sia di destra o di sinistra - escludendo da ciò la Sinistra Arcobaleno che non riteniamo dover realisticamente annoverare fra le forze antisistema. Certamente peggio del governo Prodi non sarà possibile fare e, se non altro, esiste la possibilità di non dover più assistere all’approvazione di leggi pro-immigrazione selvaggia, di leggi laiciste, forse non vedremo per un po’ gente che richiede la legalizzazione delle droghe, il risarcimento per l’operazione chirurgica di cambio sesso, o il riconoscimento dei matrimoni gay. In compenso troveremo un governo amico di Israele e delle guerre di Bush. E forse anche Berlusconi, che si dice molto diverso dal 2001, potrebbe aver capito che nessuno vuole fare guerre per conto degli Stati Uniti. Vedremo. La nostra “politica” è altra cosa; c’è bisogno di un lavoro ancor più duro: è necessario rifondare l’uomo, quest’uomo assuefatto alla modernità e alle comodità; bisogna ritornare a formare uomini, unica base per una ripartenza e una rivoluzione vera!

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