Il clan degli eletti
Il sistema elettorale col quale ci presenteremo alle urne il prossimo tredici di aprile prevede, come d’altronde fu per le passate elezioni, che risultino eletti coloro che figurano in cima alla lista redatta dalle segreterie politiche dei partiti. Ogni organizzazione politica in relazione ai voti che raccoglierà, quindi, si ritroverà eletto un certo numero di parlamentari, che saranno tutti quelli in cima alla lista a partire dal numero uno e di seguito fino al numero corrispondente ai parlamentari eletti. Chi sarà candidato nelle parti basse della lista, perciò, non avrà nessuna speranza di diventare Onorevole: men che meno se è candidato in un piccolo partito. Mentre prima era possibile per gli elettori, attraverso la preferenza data alla persona, scegliersi gli uomini ritenuti migliori per farsi rappresentare in base a proprie valutazioni che tenevano conto magari del grado di moralità di un soggetto, o della propria intelligenza, o della professionalità, o di qual si voglia altra qualità, oggi gli eletti sono scelti dall’insindacabile parere del segretario politico, il quale, evidentemente, tiene conto di un solo aspetto: la fedeltà del parlamentare stesso o il grado di parentela che potrà vantare con egli. Più sarà “fido” il candidato prima figurerà nella lista. Così, per esempio, se Calicola nominò senatore il proprio cavallo c’è da temere che Berlusconi, segretario del maggior partito in Italia, possa decidere di mettere al n° 1 il suo cane purché dimostri di possedere doti di indubbia fedeltà. Tale sistema implica un altro rischio non certo secondario: quello relativo all’elargizione di soldi ai segretari dei partiti dati dagli aspiranti candidati per poter occupare un posto blindato con un ulteriore negativo risultato: saranno candidati solo soggetti che hanno soldi a sufficienza per potersi comprare un seggio. Infatti, per un lungo periodo, proprio questo fu il tema ricorrente del post campagna elettorale alle scorse elezioni. Secondo voci accreditate molti eletti, che andavano da FI a RC; da AN al PDS, avrebbero tirato fuori centinaia di migliaia di euro e consegnati alle segreterie nazionali, le quali a loro volta garantirono a costoro l’elezione. Un sistema vergognoso che porta in parlamento uomini corrotti già prima di essere eletti. Un sistema vergognoso che solo a chiacchiere garantisce la possibilità a tutti gli italiani di candidarsi, come è giusto che sia e agli altri di sceglierli. In realtà sono i segretari di partito che decidono tutto ed in molti casi come abbiamo visto prendono pure le mazzette. Il tredici di aprile gli italiani saranno chiamati alle urne non per votare, dunque, ma per ratificare ciò che hanno deciso i segretari nel chiuso delle segreterie nazionali. E così, dopo lo sfoglio, risulteranno eletti non i più votati in lista o i più meritevoli, ma i componenti di un clan che sarà il clan del segretario politico di ogni partito. Correremo di sicuro il rischio, dunque, di essere rappresentati da emeriti imbecilli; utili idioti che, per la loro mediocrità e dabbenaggine, non saranno in grado di impensierire nessuno e che per questo sono stati messi in lista in una posizione privilegiata che gli garantirà l’elezione. Un Parlamento che non offrirà nessuna ipotesi di confronto allargato e nel quale le decisioni che contano saranno assunte da un gruppo ristretto di soggetti, che mai si sognerebbero di portarsi dietro persone con una testa pensante, le quali potrebbero rivelarsi addirittura fastidiose. Da soli si spartiranno ciò che c’è da spartire nella nazione. Costoro, persino adulati dai loro “fidi parlamentari”, dovranno solo raggiungere accordi con i loro “pari grado” e nessuno, ovviamente, oserà fiatare pena l’esclusione dalla lista degli eleggibili.
Una sorta di dittatura mascherata ed in mano ad una combriccola di mascalzoni che l’hanno studiata bene per fare i loro comodi senza dover dar conto a nessuno. Nei loro comodi rientra la possibilità, ovviamente, di far eleggere i propri congiunti più prossimi, come è già successo nella passata legislatura vedesi Annamaria Carloni (moglie di Bassolino); Anna Serafini (moglie di Fassino); Sandra Lonardo e Pasquale Giuditta (rispettivamente moglie e cognato di Mastella); Marco Pecoraro Scanio (fratello del più noto Alfonso, il quale ha fatto anche eleggere a Napoli il suo amico del cuore alla provincia) e ciò solo a mero esempio indicativo.
Insomma, al peggio pare non ci sia proprio fine.
Gli stessi eletti si dovrebbero almeno un poco vergognare. Nella stragrande loro maggioranza non contano né possono contare nulla. Fungono in realtà da meri portaborse dei segretari politici i quali impediscono così di fatto la loro elezione.
Il Parlamento dovrebbe essere un luogo qualificato di confronto, in grado di legiferare e di operare proposte utili per il Paese. Così congegnato, invece, il Parlamento è un luogo abitato da mascalzoni nel primo caso e da miserabili accattoni, servi sciocchi ed impotenti testimoni dello sfascio nazionale, nel secondo.
Il sistema elettorale col quale ci presenteremo alle urne il prossimo tredici di aprile prevede, come d’altronde fu per le passate elezioni, che risultino eletti coloro che figurano in cima alla lista redatta dalle segreterie politiche dei partiti. Ogni organizzazione politica in relazione ai voti che raccoglierà, quindi, si ritroverà eletto un certo numero di parlamentari, che saranno tutti quelli in cima alla lista a partire dal numero uno e di seguito fino al numero corrispondente ai parlamentari eletti. Chi sarà candidato nelle parti basse della lista, perciò, non avrà nessuna speranza di diventare Onorevole: men che meno se è candidato in un piccolo partito. Mentre prima era possibile per gli elettori, attraverso la preferenza data alla persona, scegliersi gli uomini ritenuti migliori per farsi rappresentare in base a proprie valutazioni che tenevano conto magari del grado di moralità di un soggetto, o della propria intelligenza, o della professionalità, o di qual si voglia altra qualità, oggi gli eletti sono scelti dall’insindacabile parere del segretario politico, il quale, evidentemente, tiene conto di un solo aspetto: la fedeltà del parlamentare stesso o il grado di parentela che potrà vantare con egli. Più sarà “fido” il candidato prima figurerà nella lista. Così, per esempio, se Calicola nominò senatore il proprio cavallo c’è da temere che Berlusconi, segretario del maggior partito in Italia, possa decidere di mettere al n° 1 il suo cane purché dimostri di possedere doti di indubbia fedeltà. Tale sistema implica un altro rischio non certo secondario: quello relativo all’elargizione di soldi ai segretari dei partiti dati dagli aspiranti candidati per poter occupare un posto blindato con un ulteriore negativo risultato: saranno candidati solo soggetti che hanno soldi a sufficienza per potersi comprare un seggio. Infatti, per un lungo periodo, proprio questo fu il tema ricorrente del post campagna elettorale alle scorse elezioni. Secondo voci accreditate molti eletti, che andavano da FI a RC; da AN al PDS, avrebbero tirato fuori centinaia di migliaia di euro e consegnati alle segreterie nazionali, le quali a loro volta garantirono a costoro l’elezione. Un sistema vergognoso che porta in parlamento uomini corrotti già prima di essere eletti. Un sistema vergognoso che solo a chiacchiere garantisce la possibilità a tutti gli italiani di candidarsi, come è giusto che sia e agli altri di sceglierli. In realtà sono i segretari di partito che decidono tutto ed in molti casi come abbiamo visto prendono pure le mazzette. Il tredici di aprile gli italiani saranno chiamati alle urne non per votare, dunque, ma per ratificare ciò che hanno deciso i segretari nel chiuso delle segreterie nazionali. E così, dopo lo sfoglio, risulteranno eletti non i più votati in lista o i più meritevoli, ma i componenti di un clan che sarà il clan del segretario politico di ogni partito. Correremo di sicuro il rischio, dunque, di essere rappresentati da emeriti imbecilli; utili idioti che, per la loro mediocrità e dabbenaggine, non saranno in grado di impensierire nessuno e che per questo sono stati messi in lista in una posizione privilegiata che gli garantirà l’elezione. Un Parlamento che non offrirà nessuna ipotesi di confronto allargato e nel quale le decisioni che contano saranno assunte da un gruppo ristretto di soggetti, che mai si sognerebbero di portarsi dietro persone con una testa pensante, le quali potrebbero rivelarsi addirittura fastidiose. Da soli si spartiranno ciò che c’è da spartire nella nazione. Costoro, persino adulati dai loro “fidi parlamentari”, dovranno solo raggiungere accordi con i loro “pari grado” e nessuno, ovviamente, oserà fiatare pena l’esclusione dalla lista degli eleggibili.
Una sorta di dittatura mascherata ed in mano ad una combriccola di mascalzoni che l’hanno studiata bene per fare i loro comodi senza dover dar conto a nessuno. Nei loro comodi rientra la possibilità, ovviamente, di far eleggere i propri congiunti più prossimi, come è già successo nella passata legislatura vedesi Annamaria Carloni (moglie di Bassolino); Anna Serafini (moglie di Fassino); Sandra Lonardo e Pasquale Giuditta (rispettivamente moglie e cognato di Mastella); Marco Pecoraro Scanio (fratello del più noto Alfonso, il quale ha fatto anche eleggere a Napoli il suo amico del cuore alla provincia) e ciò solo a mero esempio indicativo.
Insomma, al peggio pare non ci sia proprio fine.
Gli stessi eletti si dovrebbero almeno un poco vergognare. Nella stragrande loro maggioranza non contano né possono contare nulla. Fungono in realtà da meri portaborse dei segretari politici i quali impediscono così di fatto la loro elezione.
Il Parlamento dovrebbe essere un luogo qualificato di confronto, in grado di legiferare e di operare proposte utili per il Paese. Così congegnato, invece, il Parlamento è un luogo abitato da mascalzoni nel primo caso e da miserabili accattoni, servi sciocchi ed impotenti testimoni dello sfascio nazionale, nel secondo.
Domenico Longo
*Direttore de "L'Altra Voce"- Coordinatore FN Benevento
*Direttore de "L'Altra Voce"- Coordinatore FN Benevento
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