EUROPA AL CENTRO DEL MONDO
La portata degli eventi di politica internazionale degli ultimi tempi è evidente.La crisi georgiana rappresentava nella testa di chi l´ha ideata ed organizzata il classico casus belli che doveva generare se non uno scontro armato prolungato ed allargato, almeno un atto d´accusa alla Russia, che fosse poi premessa per ulteriori azioni punitive . Ma la Russia non è l´ Iraq e le cose sono andate diversamente. Putin si è recato subito sulla scena degli attacchi ed ha raccolto e rimbalzato ai media i racconti dei cittadini osseti vittime dell´aggressione, permettendo una controffensiva psicologica convincente certamente coadiuvata dal comportamento evidentemente inquietante del presidente georgiano che non trovava meglio che mangiarsi la cravatta ( pensandosi inosservato) di fronte alla telecamere della BBC. Inoltre appariva chiaro che i georgiani si erano mossi sotto l´imput di Israele piu´ che degli Stati Uniti. Emergevano, quindi, fatti rilevanti: il ministro della difesa georgiano fornito di doppio passaporto (georgiano e israeliano) aveva intrattenuto riunioni concitate con consiglieri israeliani presenti in loco e venuti ad istruire gli alti comandi israeliani.Il presidente georgiano, a seguito dello scellerato attacco sulla popolazione osseta e della vigorosa risposta russa, lanciava accuse contro chi aveva promesso di aiutare - ovvero USA e Israele - scegliendo all´ ultimo momento di non muoversi più: insomma il casus belli abortiva e la trappola si trasformava in un autogol.I presidenti europei (fatto nuovo questo) esercitavano prudenza ed equilibrio evitando di lanciarsi in avventure sanzionatorie, ad eccezione del Ministro degli Esteri francese Kouchner ( un altro doppia cittadinanza) che lanciava e ritirava in tempo record proposte d´embargo; l´Italia riprendeva l´antico ruolo di Paese della diplomazia contraria ad ipotesi di guerra.Esce, quindi, da questa crisi un nuovo quadro, in cui l´Europa gioca un ruolo determinante. La Russia, come Forza Nuova aveva pronosticato già da tempo, grazie alla sua ritrovata anima identitaria, diviene riferimento per i popoli liberi e l´Europa esce, anche se timidamente e parzialmente, dall´ alveo americano. Non passa senza essere notata l´apertura di Berlusconi verso la Libia. In se e per se questa mossa potrebbe dare i propri frutti ma svela delle incoerenze di fondo.L´Italia in Libia, ed in altre parti del continente nero, fu potenza di progresso e di stabilita´. Oltre ad avere costruito citta´ ed infrastrutture, gli italiani si imbarcarono in un programma di colonizzazione agricola inviando dal ´37 al ´40 ventimila contadini ogni anno, che attraverso un immane sforzo conquistarono al deserto centinaia di migliaia di ettari. Questo colossale esempio di civilizzazione investe importanza oggi quando pensiamo che i paesi subsahariani, che cosi sofferenti inviano la propria gioventu´ a morire o a vivere male in Europa, hanno proprio bisogno di questa operosa generosita´ per uscire dalla permanente carestia. Inoltre ci si fida di un regime che ha organizzato mafiosamente la tratta dei poveri lucrando su fame , morte e disperazione. L´Italia puo´, ritrovando se stessa, guidare la svolta nella politica europea; ma il distacco deve farsi sempre più forte verso quei poteri che sempre di più spingono verso una guerra irragionevole, sia essa in Iran, in Russia, in Afghanistan o in Iraq, quei poteri sionisti e neo con che spingeranno costantemente verso tensioni e guerre permettendo loro di speculare meglio in borsa, di vendere più armi e di umiliare con la paura i popoli europei.Un Italia nuova, portatrice di principi cristiani, ferma verso l´Islam ma aperta verso il mondo arabo, alleata alla Russia e custode delle minoranze cristiane in Terra Santa svolgerebbe un ruolo provvidenziale nel Mondo.
Roberto Fiore
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